l maresciallo Campanaro di Mossa ospite del “Tuscania” con l’ultracentenario appuntato Palagi
Il personaggio
Domenica Giuseppe Campanaro compirà 95 anni. Maresciallo capo in congedo residente a Mossa, è uno degli ultimi reali carabinieri paracadutisti sopravvissuti alla Campagna d’Africa e nei giorni scorsi ha incontrato alla caserma “Vannucci” di Livorno l’appuntato Giuseppe Palagi che, con i suoi 103 anni, è il maggiore dell’esclusivo club di carabinieri reduci della Libia. Alla coppia, nel gruppo va aggiunto il sardo, classe 1918, Luigi Solinas.
I due, inquadrati nell’allora 1° Battaglione Carabinieri paracadutisti “Folgore” comandato dal maggiore medaglia d’argento al Valore militare Edoardo Alessi, sono stati ricevuti con tutti gli onori, e in un crescendo di emozioni, nella sede del 1° Reggimento carabinieri paracadutisti “Tuscania”. Nel suo piccolo è stato un evento storico. Ad accoglierli, a nome del comandante, il colonnello Francesco Marra, è stato il tenente colonnello Massimiliano Bolis. «Non ci conoscevamo: allora eravamo in 400 - nota Campanaro -. Abbiamo parlato del nostro passato. Lui è stato fatto prigioniero dagli inglesi. È rimasto con loro tre anni e ha detto di non essere stato trattato troppo male. Io, invece, sono finito prigioniero dei francesi per tre anni. Mi hanno buttato in un campo nel deserto senza cibo e senza acqua. In Libia abbiamo condiviso la stessa sorte, ma senza incontrarci. Io facevo parte della 114^ sezione, quella che faceva da portaordini tra i quartieri generali».
Originario di Gerace, in Calabria, Campanaro è stato decorato con la croce di guerra al Merito e con la croce di guerra al Valore militare per aver recuperato un cifrario attraversando un campo minato. Nel 1941 si arruolò nell’Arma ancora diciassettenne, seguendo le orme del padre, e partecipò al conflitto greco-albanese e alla battaglia di El Alamein. Per quarant’anni rimase nei carabinieri, ma, ogni giorno, si presenta ancora in caserma al 13 reggimento Fvg di via Trieste.
La storica e cruenta battaglia di El Alamein gli è rimasta attaccata alla pelle come i tatuaggi che ha sul corpo. Ricorda ancora i dettagli: «L’attacco del 23 ottobre 1942 è stato una carneficina. La sabbia era coperta di cadaveri e di feriti. La mattina avevo portato degli ordini in motocicletta, poi cominciò la ritirata. Abbiamo fatto quasi 350 chilometri a piedi o su mezzi sgangherati rimasti presto senza benzina. Abbiamo raggiunto la Tunisia, dove poi siamo stati fatti prigionieri dai mercenari marocchini comandati dai francesi. Si erano arruolati per il bottino di guerra».
I suoi ricordi sono stati messi nero su bianco nel libro “Una vita per la divisa e all'improvviso...”, scritto insieme a Girolamo Carnevale, figlio di un paracadutista conosciuto a Bologna nel 1942 mentre era in attesa di partire per il fronte russo.
Nell’occasione, a Livorno, oltre ad incontrare l’appuntato Palagi, Campanaro ha raccontato le sue esperienze di guerra ai giovani carabinieri paracadutisti in addestramento alla caserma Vannucci.
FONTE: MessaggeroVeneto - 05 Dicembre 2018