I carabinieri dell’Anc dalla “quasi” centenaria Luigia Fabbroni.
Non conoscono sosta le attività sociali dell’Associazione nazionale carabinieri di Latisana. In particolare la Sezione Anc da diverso tempo si sta dedicando alla cura e all’attenzione degli anziani, sia essi legati al nostro sodalizio che semplici amici e cittadini della piccola realtà friulana.
Nello specifico lo scorso 13 luglio, in concomitanza con l’istituzione dell’Arma dei carabinieri, Franco, socio simpatizzante, ha raccolto il desiderio della propria mamma Luigia Fabbroni, nata il 13 luglio 1923, di festeggiare il suo 99°compleanno e l’ingresso nel 100° anno di vita, insieme ai carabinieri di Gorgo di Latisana.
Poichè nella piccola frazione in cui vive la signora Luigia non vi è alcuna stazione dei carabinieri, la richiesta è giunta alla nostra sezione Anc di Latisana, che proprio in quel luogo ha stabilito la propria sede.
Immediata è stata l’adesione a soddisfare la richiesta dell’anziana donna e prontamente, insieme al socio volontario più anziano della sezione Livio Morsanutto, il presidente Giovanni Doretto si è recato presso l’abitazione della signora Luigia e con i suoi familiari ha potuto esaudire il suo desiderio di festeggiare il suo compleanno insieme ai “suoi carabinieri”.
Non sono mancati dolci e un buon prosecco e alla signora Luigia è stato consegnato il calendario dell’Arma dei carabinieri insieme ad un “cadeaux” relativo alla inaugurazione del primo monumento in Italia dedicato ai corazzieri eretto in Muzzana del Turgnano, cui la sezione Anc è stata parte protagonista.
Oggi è un giorno triste per tutta la Protezione Civile della Regione Autonoma FVG e l’Associazione Nazionale Carabinieri del Friuli Venezia Giulia per la prematura scomparsa di Fausto Simonelli.
Non siamo soliti pubblicare questo tipo di messaggi, – fanno sapere con una nota dalla Protezione Civile di San Daniele del Friuli – ma per qualche settimana abbiamo avuto l’onore di condividere le strade di San Daniele ed è doveroso un semplice grazie.
La foto lo ritrae sulla sinistra nella nostra sede, – proseguono – mentre ci confrontavamo per la distribuzione delle mascherine, in uno dei momenti più difficili del nostro recente passato. Ha un significato speciale questa immagine, rappresenta tutto. Questa scena si è ripetuta per settimane, mentre si organizzava le uscite delle squadre, spesso diventate miste tra le divise gialle e blu e quelle rosse e blu. Abbiamo fatto la nostra parte assieme, abbiamo trovato una persona generosa, disponibile e nonostante il suo ruolo ha preso il suo zaino, il suo elenco di vie ed è venuto casa per casa. Abbiamo condiviso un’esperienza, lasciandoci con la promessa di ritrovarci quando tutto questo fosse finito. Non sarà possibile, ma d’ora in poi avremo un motivo in più per tenere alto il nome della Protezione civile in tutte le sue forme ed associazioni. Ricorderemo questi momenti con grande piacere ed anche l’innata simpatia che ha spesso rallegrato un periodo complesso. Grazie per averci sostenuto ed aiutato.
Manuel Damian prestava servizio alla stazione di Lignano Sabbiadoro Lascia la moglie e due figli. Originario di Pordenone, abitava a Paludo di Latisana
Strappato alla vita da un malore fatale. È morto così Manuel Damian, brigadiere dei carabinieri appena quarantottenne. Una tragedia che si è consumata in casa, a Paludo di Latisana, nella mattinata di ieri.
In servizio da qualche tempo alla stazione di Lignano Sabbiadoro, ieri mattina il brigadiere Damian non era di turno e si trovava a casa, in compagni del figlio più giovane.
È toccato proprio al ragazzino accorgersi di quanto era accaduto al papà, che da troppo tempo non dava più risposta, dopo essere entrato nella stanza da bagno per prepararsi.
Immediato l’allarme e sul posto è arrivato personale medico del servizio dell’emergenza regionale. Agli occhi dei medici la tragedia è apparsa subito chiara e dopo i primi accertamenti hanno soltanto potuto constatare la morte del carabiniere, stroncato da un malore, molto probabilmente un infarto, come confermato anche dal magistrato di turno che d’ufficio ha deciso di non disporre ulteriori accertamenti.
Originario di Pordenone, Manuel Damian prima di essere assegnato alla stazione di Lignano Sabbiadoro era stato in servizio nella caserma Latisana e successivamente per alcuni anni anche alla territoriale di Palazzolo dello Stella.
Ieri mattina l’uomo si trovava nella sua abitazione di Paludo assieme al figlio, mentre l’altra figlia non era in casa come la moglie Barbara Pitton, al lavoro al bar Alla Ferrovia, il locale vicino alla stazione dei treni.
Quando è stata raggiunta dalla notizia del malore che aveva colpito Manuel la donna è corsa subito a casa, ma ormai non c’era più nulla da fare.
Il saluto che si erano scambiati al mattino prima di uscire è rimasto l’ultimo per la coppia che si era unita in matrimonio nel 2003.
Ieri mattina quel viavai insolito di soccorsi e auto dei carabinieri fuori della villetta di via Casasola non è passato inosservato. E presto nella località si è diffusa la tragica notizia di quanto era appena accaduto a quel carabiniere, sempre così cordiale e discreto, così legato alla divisa e allo stesso tempo completamente dedito alla sua bella famiglia, con la quale trascorreva ogni momento libero dal lavoro.
Nella caserma dei carabinieri di via Gaspari ieri c’era poca voglia di parlare, solamente occhi lucidi, mentre le parole restano bloccate da un nodo alla gola.
«Siamo tutti sconvolti e addolorati», è l’unica frase che riesce a dire il maggiore Nicola Guercia, comandante della compagnia carabinieri di Latisana. E mentre parla il pensiero subito va al collega che soltanto da poche ore non c’è più.
La data del funerale di Manuel Damian ancora non è stata resa nota, probabilmente sarà decisa soltanto all’inizio della prossima settimana.
(( Il Funerale si è svolto Giovedì 06 - 2020 alle ore 15 presso il Duomo di Latisana ))
Si terrà venerdì a Palazzo Chigi un tavolo tecnico tra governo e parti sociali sul tema. I sindacati sperano di portare a casa una revisione più favorevole per la classe media.
Il Governo Pd-M5S potrebbe rimettere le mani sul meccanismo di rivalutazione degli assegni pensionistici per i pensionati della classe media. Venerdì prossimo a Palazzo Chigi governo e sindacati terranno un tavolo tecnico sul tema in vista della presentazione della legge di bilancio per il 2020. I margini di manovra sono incerti ma il nuovo esecutivo vorrebbe dare un segnale anche sul comparto pensioni con un occhio di riguardo alle classi di pensionati che maggiormente hanno pagato il conto delle precedenti manovre.
Nel 2019 sarebbe dovuto tornare in vigore il sistema di rivalutazione quasi pieno degli assegni, precedente all'introduzione della Legge Fornero, con il quale viene applicata una piccola riduzione dell’aumento riconosciuto, ma solo per le fasce di pensione che superano una certa soglia. Lo scorso Governo, tuttavia, ha riconfermato il meccanismo più penalizzante in vigore sino al 2018 per ulteriori tre anni in modo da reperire risorse economiche da destinare alla quota 100 e al reddito di cittadinanza.
Se infatti l'indicizzazione è stata confermata in misura piena sino per gli assegni sino a tre volte il minimo (circa 1520 euro lordi al mese); per gli assegni superiori a tale cifra le fasce di indicizzazione sono state rimodulate tra il 97% ed il 40% (si veda tabella) erodendo il potere d'acquisto della classe media.
Peraltro con la conferma del precedente meccanismo ha formato oggetto di proroga sino al 31.12.2021 anche lo stratagemma in base al quale gli assegni vengono rivalutati per singolo scaglione in base all'importo complessivo della pensione, e non più per diversi scaglioni in base alle fasce d'importo della pensione. Un meccanismo occulto che erode ulteriormente la misura del trattamento pensionistico rispetto alle più generose regole applicate in passato.
La norma introdotta con la scorsa manovra prevedeva risparmi per 253 milioni nel 2019, 742 nel 2020 e 1,2 miliardi nel 2021: risorse a cui si dovrà almeno parzialmente rinunciare in caso di marcia indietro.
Sul fronte pensioni il Governo, comunque, intende confermare la quota 100 con 62 anni e 38 di contributi sino alla sua scadenza naturale, cioè sino al 2021; da sciogliere ancora, invece, la proroga della sperimentazione dell'opzione donna, dell'ape sociale e l'introduzione della pensione di garanzia.
Vittime del dovere. Così venivano definiti i servitori dello Stato, uccisi per mano terrorista. Erano gli anni di piombo,
Anni di “barricate” dove indossare una divisa voleva dire essere dalla parte sbagliata per chi in quello Stato vedeva il nemico da sovvertire. All’ordine e alla legalità preferiva l’anarchia e la strategia del terrore.
Enea Codotto, appuntato dei Carabinieri, la notte del 5 febbraio 1981 è diventato una “vittima del dovere”, ammazzato nella periferia di Padova da alcuni militanti del gruppo terroristico neofascista Nar, sorpresi dal 25 enne appuntato e dal suo collega, il 23enne Luigi Maronese (anche lui ucciso quella notte), mentre tentavano di recuperare un borsone di armi precedentemente nascoste.
Durante il conflitto a fuoco, prima di morire, Codotto riuscì a ferire il terrorista Valerio Fioravanti, latitante di spicco della formazione, arrestato dopo quella notte e con lui molti altri componenti del gruppo eversivo, fra i quali Francesca Mambro.
Un gesto che valse ai due carabinieri la medaglia d’oro al valor militare e che ogni anno viene ricordato nella piccola frazione di Gorgo, paese natale di Codotto, con una cerimonia nella chiesa parrocchiale e con la deposizione di una corona ai piedi della tomba dove riposa Enea Codotto.
A rendere ancora più solenne la cerimonia, la presenza del Comandante Provinciale dell’Arma, colonnello, Alfredo Vacca, intervenuto davanti a una folta rappresentanza di Carabinieri in congedo e in servizio, provenienti dalle sei Stazioni territoriali della giurisdizione della Compagnia di Latisana, guidata dal Maggiore, Nicola Guercia.
La caserma di Latisana come quella di Bibione è intitolata all’appuntato Codotto: nella cittadina turistica veneta qualche anno prima della sua uccisione il Carabinieri Codotto era intervenuto nel corso di una rapina permettendo l’arresto dei malviventi.
«È un nostro preciso compito ricordare chi ha dato la vita per lo Stato, ancor più in questi tempi nei quali siamo disorientati e non sappiamo dare il giusto valore alla vita», queste le parole del sindaco di Latisana, Daniele Galizio, che nel suo intervento durante la cerimonia nella chiesa di Gorgo ha rivolto un particolare saluto ai tanti rappresentanti dell’Arma.
La preghiera del Carabiniere e il canto della Virgo Fidelis, hanno chiuso la cerimonia, alla quale erano presenti i labari di diverse sezioni dell’Anac e di altre associazioni d’arma.