False residenze, tutti i trucchi dei “furbetti” - da valvasev
Lignano, in campo anche personale della Prefettura oltre alle Fiamme gialle. La responsabile dell’Anagrafe comunale sotto inchiesta e sospesa dal servizio
LIGNANO. Di quanti medici di famiglia dovrebbero disporre gli elenchi di Lignano Sabbiadoro, se dovessero essere veramente soddisfatte le richieste di tutti coloro che dichiarano di risiedervi? Troppi. Per uno strano caso del destino, però, molti scelgono di indicare altrove il domicilio e di garantirsi così, comunque, la copertura sanitaria.
Accade anche questo nella “Montecarlo” friulana. I paradossi, nell’ambita località di mare in cui le seconde case diventano per magia residenza principale, sono così frequenti, da diventare fumettistici. Barzellette pagate a caro prezzo, sia chiaro, perchè a rimetterci sono le casse di tutti: Stato, Regione e Comune.
Ecco perchè, in una delle ultime riunioni del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, è stato il prefetto di Udine in persona ad affrontare il problema. Segnalazioni alla mano, i “furbetti” nel mirino della Guardia di finanza sono già centinaia. E per ciascuna posizione la Procura di Udine, particolarmente attenta al fenomeno, ha già aperto o sta per aprire il relativo fascicolo.
Server al setaccio
È come una ragnatela e in Comune, nell’ufficio deputato al rilascio delle residenze anagrafiche, il problema è ben noto. È proprio a seguito della perquisizione condotta lo scorso giugno dalle Fiamme gialle nei locali dell’Anagrafe, che l’amministrazione comunale ha disposto la sospensione della responsabile dei procedimenti dall’esercizio di tali funzioni.
Quel giorno, Flavia Sicali, 50 anni, di Palazzolo dello Stella aveva appreso di essere stata iscritta nel registro degli indagati, nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal pm Claudia Danelon, per l’ipotesi di reato di omissione o rifiuto d’atti d’ufficio «in relazione a molteplici situazioni di residenze fittizie».
Alla dipendente è stato quindi deciso di attribuire altre deleghe, «per ragioni di opportunità», nelle more che il procedimento penale faccia il proprio corso.
Dal municipio, i finanzieri coordinati dal comandante provinciale, colonnello Stefano Commentucci, erano usciti con diversa documentazione cartacea e con il server dell’Anagrafe. È in quel “cervellone” che, da allora, si scava alla ricerca di conferme alla marea di casi più o meno smaccatamente irregolari.
I fascicoli in Procura «D’estate molti dei finti residenti si trovano effettivamente a Lignano, a trascorrere le ferie nelle case di mare – osserva il procuratore di Udine, Antonio De Nicolo – e questo rende più difficile l’individuazione dei “furbetti”. Non fosse così, sono certo che saremmo già riusciti a trascinare nella nostra rete molte più persone. A quel che so, i casi sono davvero tanti. E visto che si tratta di fattispecie di reato spesso diverse tra loro, abbiamo deciso di non farle confluire in un unico fascicolo, ma di trattarle singolarmente. Ogni caso – conclude – fa storia a sè».
È proprio in considerazione della portata del fenomeno, sempre più estesa e diffusa, che nella sede del Comando provinciale della Guardia di finanza è stato costituito un team di lavoro ad hoc. Il gruppo, a quanto appreso, avrebbe isolato già più di un migliaio di situazioni sospette.
Il che significa non soltanto allungare a dismisura l’elenco delle residenze farlocche, ma anche aggravare ulteriormente la posizione giudiziaria di chi, in Comune, consentì o, quantomeno, non si accorse di tali irregolarità.
Prime contraddizioni
La lettura dei documenti acquisiti, incrociata all’analisi delle informazioni conservate nel server e alle dichiarazioni rese dalle persone finora sentite, dipendenti comunali in primis, avrebbe consegnato già agli inquirenti un quadro cristallino.
Uno scenario in cui spiccherebbero anche casi di residenze rilasciate a fronte del parere negativo opposto da taluni funzionari e dagli agenti della Polizia locale recatisi in loco per le verifiche, o addirittura in periodo antecedente al controllo stesso.
Per non dire delle volte in cui agli addetti comunali sarebbero stati indicati come unici giorni disponibili per le verifiche il sabato e la domenica.
A riprova, insomma, dell’assenza dei due requisiti che consentono di indicare in un immobile la “casa principale”: la dimora stabile del richiedente in un determinato comune e la presenza, in quello stesso comune, dell’effettivo centro delle relazioni familiari, sociali e lavorative.
Da qui, il doppio binario imboccato dall’indagine: nei confronti di coloro che hanno ottenuto una residenza non vera, certo, ma anche di coloro che gliel’hanno concessa.
I finti single
In mezzo alle tante e fantasiose atipicità emerse nel corso degli accertamenti, gli inquirenti hanno enucleato due macrogruppi. I più numerosi sono sicuramente gli “iper benestanti” e i “single” con tanto di famiglia “distaccata”.
Lo schema è semplicissimo: la o il coniuge escono dal nucleo familiare e, così facendo, retrocedono al rango di indigenti, o quasi.
Perchè a fare testo, si sa, non sono certo i macchinoni su cui circolano, la barca del compagno e le scuole frequentate dai figli, bensì soltanto il calcolo dell’Isee. Single per modo di dire, insomma.
Così come i tanti studenti universitari, per lo più figli di papà, “piazzati” a risiedere nell’appartamento da 300 mila e più euro a Lignano, ma in realtà a carico dei genitori e (ancora) con cameretta e guardaroba sotto il loro tetto.
Per smascherarli, oltre a esaminare il tenore di vita globale dei componenti della famiglia e notare come il “distacco” avvenga proprio nel momento in cui si acquisti la seconda (o terza, o quarta e via dicendo) casa (al mare, appunto), le indagini della Finanza passano anche attraverso il monitoraggio delle liste dei medici di famiglia.
Non sono rare le volte in cui il finto residente a Lignano sia rimasto “ancorato” altrove – da San Daniele a Buja e da Udine a Tarvisio – per gli aspetti sanitari. Riuscirci non è difficile: basta recarsi negli uffici dell’Azienda sanitaria di riferimento e indicare in un comune diverso il domicilio.
I lavoratori extracomunitari
Al secondo tipo di presunti impostori appartengono le centinaia di extracomunitari che ogni anno arrivano a Lignano come lavoratori stagionali e che qui risultano poi rimanere in quanto “residenti” negli appartamenti che in genere dividono con i colleghi o, addirittura, negli alberghi individuati per loro dal datore di lavoro nell’ambito del pacchetto del “vitto e alloggio”.
Per quel che è dato sapere, si tratta di casi a loro volta al limite del paradosso, perchè se da un lato probabilmente sono gli stessi stranieri a non avere contezza del proprio status di residenti, dall’altro questa sola condizione basta a imporre all’Inps – in virtù di accordi bilaterali tra l’Italia e il Paese di provenienza dei lavoratori – il versamento a loro favore dell’indennità di disoccupazione.
Casse pubbliche più povere
Il risultato? Un danno economico per il Comune, che in questo modo non incassa l’Imu, per la Regione, che distribuisce finanziamenti non dovuti per l’acquisto della prima casa, e per lo Stato, che continua a mantenere lavoratori extracomunitari anche dopo la cessazione dell’attività e il loro rientro in patria.
Del resto, i vantaggi (indebiti) per chi riesce a ingannare l’Anagrafe, sono diversi.
Oltre ai contributi erogati dall’amministrazione regionale, ci sono le agevolazioni fiscali connesse all’acquisto della cosiddetta prima casa, gli sgravi fiscali riconducibili all’abitazione principale e alle utenze idriche ed energetiche, i contributi e sussidi sociali erogati dall’Inps, l’accesso alle prestazioni sociali agevolate e ad altri sussidi, il godimento di tariffe assicurative ridotte e l’ottenimento di assegni sociali.
Per un totale di decine di migliaia di euro, guadagnati o risparmiati che siano.
L’inchiesta bis
«Il problema è alla nostra attenzione e, non a caso, ne abbiamo discusso nell’ambito del Comitato per l’ordine e la sicurezza, in una riunione in cui abbiamo coinvolto anche il sindaco di Lignano Sabbiadoro, Luca Fanotto».
A confermare la ferma volontà di affrontare e stroncare il malcostume delle residenze fittizie è il prefetto di Udine, Vittorio Zappalorto. Il fenomeno è di comptenza dell’area dedicata ai rapporti con gli Enti locali. «Dal punto di vista amministrativo – aggiunge il prefetto –, procederemo a nostra volta con un’indagine interna».
Intanto, ai casi segnalati dalla Finanza non è seguito alcun provvedimento sul piano pratico: i presunti falsi residenti continuano, cioè, a essere tali.
Compresa la 25enne condannata dal tribunale di Udine per avere beneficiato di 25 mila euro di contributi, dopo avere dichiarato un reddito di 11 mila euro, pur continuando ad abitare con i suoi facoltosi genitori (il suo difensore ha già predisposto il ricorso in Appello).
L’esempio di Grado
Lignano, naturalmente, non è l’unica località di mare in cui dilaghil’escamotage delle false residenze. In regione, innumerevoli casi analoghi erano stati denunciati già in passato anche a Grado.
La risposta del Comune arrivò nell’estate del 2013, a conclusione di tre anni di “guerra” dura al fenomeno, con l’emissione da parte del Servizio tributi di avvisi di accertamento per Ici e Tarsu/Tia non pagate per un totale di oltre un milione di euro. Solo nel 2011, tanto per rendere l’idea, furono verificate 204 posizioni, per complessivi 93 atti e 45.531,77 euro.