La fine degli anni
'60 fu periodo di grandi mutazioni e fratture culturali e sociali.
I movimenti di contestazione sorti nei ghetti e nelle università californiane,
si estesero con grande rapidità in Europa.
Le contestazioni studentesche, saldatesi con un'ampia protesta operaia,
sfociarono progressivamente in scontri di piazza, con gravi conseguenze per
l'ordine pubblico. Le forze dell'ordine dovettero rapidamente affrontare
l'emergenza adeguando dispositivi e modalità d'intervento alle nuove realtà.
Tra gli altri provvedimenti tesi a fronteggiare la situazione l'Arma, allo scopo
di conferire ai Battaglioni Mobili Carabinieri migliori capacità d'intervento in
occasione delle molteplici e diversificate situazioni di perturbamento
dell'ordine pubblico, elaborò nuovi principi circa l'articolazione e la manovra
delle forze che portarono a configurare, nell'ambito di ciascuna compagnia
fucilieri dei battaglioni, una apposita unità d'impiego costituita dal "plotone
d'intervento Il passaggio di alcune frange della contestazione alla lotta armata
segnò l'inizio del periodo del terrorismo, "rosso" e "nero" che ebbe a mietere
centinaia di vittime.
Numerosi sono stati gli ufficiali, i sottufficiali, gli appuntati e i
carabinieri che in quel periodo, in ogni angolo d'Italia, hanno svolto con alto
senso dei dovere e tenacia la loro missione contro il terrorismo e la violenza,
in difesa dello Stato e della comunità nazionale.
Il 31 maggio 1972 a Peteano, il Brig. Antonio FERRARO ed i Carabinieri Franco
DONGIOVANNI e Donato POVEROMO, saltarono in aria per la deflagrazione di una
bomba posta all'interno di un'autovettura segnalata come sospetta da una
telefonata anonima.
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In pochi mesi le indagini
condotte dalle sezioni anticrimine carabinieri portarono a conseguire rilevanti
risultati, concretizzatisi nella individuazione e nell'arresto di decine di
terroristi.
I capi storici delle BR, Curcio e Franceschini, furono assicurati alla giustizia
nel settembre dei 1974; tra gli arresti degli anni successivi, ancora Curcio -
nel frattempo evaso clamorosamente dal carcere di Casale Monferrato - a Milano
nel gennaio 1976.
Numerosi covi B.R. vennero individuati ed in uno di questi, nel corso dì un
conflitto a fuoco con un brigatista, perì il Maresciallo Maggiore Felice
MARITANO, Medaglia d'Oro al Valor Militare (Robbiano di Medaglia, Milano -
15 ottobre 1974).
Il Brigadiere Andrea LOMBARDI, Medaglia d'Oro al Valor Militare, venne ucciso
da un gruppo di terroristi che aveva coraggiosamente affrontato riuscendo a
sventare una grave rapina (Argelato, Bologna - 5 dicembre 1974). Il
Tenente Umberto ROCCA, Medaglia d'Oro al Valor Militare, il Maresciallo Maggiore
Rosario CATAFFI, e gli Appuntati Giovanni D'ALFONSO e Giovanni BARBERIS, nel
corso di un servizio in citi venne localizzato e liberato l'industriale
Vallarino GANCIA, sequestrato a scopo estorsivo dalle B.R. il giorno prima,
vennero fatti segno di violenta aggressione armata da parte di terroristi. Nel
conflitto a fuoco il graduato perdeva la vita, l'ufficiale rimaneva gravemente
ferito, mentre la terrorista Mara CAGOL veniva uccisa (Arzello di Melazzo,
Alessandria - 5 -giugno -1975)-, l'Appuntato Antioco DEIANA, Medaglia d'Oro al
valore Civile, venne proditoriamente assassinato assieme al Procuratore della
Repubblica di Genova, Francesco COCO, con colpi d'arma da fuoco esplosi da
appartamenti alle B.R. (Genova, 8 giugno 1976). |
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Il Brigadiere Giovanni LAI,
Medaglia d'Oro al Valor Civile, venne investito in pieno dalla deflagrazione di
un ordigno esplosivo mentre tentava coraggiosamente di trasportarlo in un luogo
isolato, per impedire che potessero essere coinvolti nello scoppio i numerosi
cittadini presenti in una piazza cittadina (Brescia, 16 dicembre 1976).
Il Maresciallo Maggiore Oreste LEONARDI e l'Appuntato Domenico RICCI, entrambi
Medaglia d'Oro al Valor Civile, addetti al servizio di sicurezza dell'on. Aldo
MORO, vennero trucidati con numerosi colpi d'arma da fuoco durante l'efferata
aggressione perpetrata da un gruppo di brigatisti per sequestrare l'ex
Presidente del Consiglio - nei giorno che segnò l'apice della lotta terroristica
(Roma, 16 marzo 1978).
Il 30 agosto 1978 le Autorità di Governo - con decreto dei Presidente del
Consiglio assegnavano al Generale di Divisione Carlo Alberto DALLA CHIESA già
nominato l'anno precedente Coordinatore dei Servizi di Sicurezza degli Istituti
di Prevenzione e Pena, compiti speciali operativi a livello nazionale con
finalità di lotta al terrorismo eversivo Sulla scorta della positiva esperienza
acquisita dalle Sezioni Anticrimine Carabinieri, furono adottate metodologie
operative differenziate rispetto a quelle utilizzate per il contrasto della
criminalità comune: di rilievo, la ricerca di informazioni qualificate e
capillari che dai comandi territoriali venivano fatte affluire costantemente
agli analisti, ai quali spettava il compito di approfondirle e sfruttarle in
modo scientifico e coordinato. La tradizionale mentalità operativa subì una
profonda trasformazione: le indagini si protrassero per mesi con estenuanti
servizi di osservazione e pedinamento di persone, in qualche modo legate ai
militanti delle organizzazioni terroristiche, con l'obiettivo ultimo di risalire
alla individuazione delle basi clandestine, sacrificando spesso l'arresto ed il
sequestro immediati allo scopo di incidere a fondo sull'aspetto associativo
(tali tecniche sono state successivamente utilizzate nel contrasto alla
criminalità organizzata). |
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In occasione di arresti i
militari operanti, facendo leva su una legislazione premiale per i pentiti,
instauravano con il terrorista un dialogo che si prefiggeva di portarlo alla
crisi ideologica ed alla preziosa collaborazione processuale.
Iniziò così un lento sgretolamento ideologico e militare delle formazioni
terroristiche che portò alla loro definitiva sconfitta.
Il Gen. Enrico GALVALIGI,
stretto collaboratore del Gen. DALLA CHIESA nel delicato compito di coordinare ì
servizi dì sicurezza degli Istituti di Pena (tra i provvedimenti adottati in
quei mesi va ricordata l'istituzione dei carceri speciali), venne vigliaccamente
ucciso sotto casa dai brigatisti Roma 31 dicembre 1980): in quei giorni era in
corso il rapimento dei giudice Giovanni D' URSO e solo 2 giorni prima gli uomini
dei G.I.S., con una fulminea operazione, erano intervenuti a Trani per mettere
fine alla violenta rivolta all'interno del carcere in cui i terroristi detenuti
avevano preso in ostaggio 18 agenti di custodia.
Il Brigadiere Pietro CUZZOLI e l'Appuntato Ippolito CORTELLESSA (nel 1980),
l'Appuntato Enea CODOTTO e il Carabiniere Luigi MARONESE (1981),
concludono il lungo e triste elenco dei caduti dell'Arma nella lotta al
terrorismo. Gli ultimi fuochi di paglia si ebbero con gli assassini del
Prof. Ezio TARANTELLI (marzo 1985) e dell'ex sindaco di Firenze Lando CONTI
(marzo 1986), la sanguinosa rapina a un fuggono postale in via Prati dei Papa a
Roma ove vennero uccisi due agenti della Polizia di Stato (febbraio 1987), e le
vere e proprie esecuzioni del Generale dell'Aeronautica Licio GIORGIERI (marzo
1987) e del Senatore Roberto RUFFILLI (aprile 1988).
Autori dì questi ultimi episodi gli appartenenti ai due tronconi in cui si erano
scisse le B.R., l'unione dei comunisti combattenti e il partito comunista
combattente, quest' ultimo annientato all'alba del 7 settembre 1988 con l'arresto
da parte dei carabinieri di 21 terroristi e la scoperta di 5 covi in Roma e
provincia; all'operazione conclusiva, cui sì giunse dopo mesi di serrate
indagini, parteciparono più dì 200 militari. L'Arma aveva contribuito in modo
determinante alla riaffermazione dello Stato.
Lo Stato aveva vinto la sua battaglia più dura, contro un nemico spesso senza
volto, grazie al diuturno sacrificio di tanti suoi servitori, tra i quali un
posto di primo piano occupano i militari dell'Arma per l'abnegazione la tenacia
e la determinazione dimostrati nello sforzo per riaffermare le Istituzioni,
nell'interesse dell'intera collettività
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